Testimonianze dal Giubileo delle Famiglie a Roma

Tre giorni vissuti intensamente, in cammino tra le strade di Roma e nel cuore della spiritualità cristiana, hanno lasciato nei partecipanti molto più di un ricordo: hanno generato comunità. Famiglie provenienti da diverse realtà, guidate dalla suore di Nostra Signora della Neve, hanno vissuto un’esperienza di pellegrinaggio che, come qualcuno ha detto, “non si conclude qui”.

“Anch’io mi riservo un attimino per elaborare le emozioni che abbiamo vissuto insieme… Sono state abbastanza forti. Per me sono situazioni particolari, a cui non sono abituato. Però ho percepito che le abbiamo vissute tutti con lo stesso approccio, la stessa sensibilità.”

In una condivisione finale sul pullman, ognuno ha trovato le parole per raccontare qualcosa di sé. C’era chi veniva con la famiglia, chi per la prima volta si univa a un gruppo così eterogeneo. “Non ci conosciamo bene, veniamo da storie diverse, però ho sentito davvero di vivere insieme. È forse questo il significato più vero della parola pellegrinaggio: essere in cammino insieme. E non solo questi tre giorni, ma nella vita: nella scuola dei ragazzi, nella comunità, nelle iniziative quotidiane.”

Il ringraziamento a Suor Francesca e a tutte le suore della Neve è stato unanime e profondo. C’è chi ha detto:

“Hanno una marcia in più. Usano i loro mezzi, le loro capacità, il loro modo di essere suore in un modo veramente importante per le persone che frequentano.”

Altri hanno condiviso ricordi personali, che testimoniano come la fede sia una presenza continua, radicata nel tempo:

“Per me questa è la mia Chiesa. Quello che ho vissuto in questi giorni è la Chiesa. Me la porto dentro da quando avevo 8 anni. Oggi guardavo tutta la piazza e mi è venuta in mente una Domenica del Corpus Domini a Milano, con il cardinal Montini… Era piena di gente, e oggi mi è sembrato di rivivere quella forza lì.”

Anche i nonni del gruppo hanno voluto esprimere la loro riconoscenza per essere stati accolti:

“Io e mio marito ringraziamo anche per il momento di ieri sera, quando ci avete invitati a essere nonni. Siamo stati orgogliosi, perché è un dono. Essere genitori è importante, ma essere nonni lo è ancora di più.”

Le parole si sono fatte poi più intime, quasi preghiera, ricordando momenti di difficoltà e la fiducia nel Signore:

“Il lunedì dell’Angelo eravamo tristi e soli. Ma il Padre ha ascoltato le nostre preghiere e ci ha donato un nuovo Papa. Oggi ci ha testimoniato la sua fede e ci ha ricordato che il compito del cristiano è l’unità.”

Un momento toccante è nato dal Vangelo:

“Ieri, durante la Messa, è stata nominata Maria. E mi ha colpito che, pur essendo incinta e affaticata, ha lasciato tutto ed è corsa ad aiutare Elisabetta. È corsa. Questo è un invito per ciascuno di noi: quando qualcuno ha bisogno, correre verso l’altro. Chiunque sia.”

“Solo poche parole, semplici. Ci tengo a dirle: grazie per il tempo trascorso insieme. L’esperienza sarebbe stata intensa anche da sola, ma in gruppo è stata ancora più potente. Grazie per la condivisione, i sorrisi e il tempo insieme.”

Le parole finali si potrebbero sintetizzare così: la Chiesa non è un edificio, ma ciò che accade quando le persone si ascoltano, si accolgono, si mettono in cammino insieme. Un pellegrinaggio che non finisce a Roma, ma prosegue nel cuore e nella vita quotidiana.